lunedì 10 giugno 2013

Scie chimiche e effetti sul clima e la salute…

La polvere di vetro speciale (porous-walled glass microsphere) dovrebbe assorbire parte del CO2, e soprattutto riflettere i raggi solari, impedendo loro di giungere sulla Terra in eccesso.
Il punto è che gli esperimenti («limitati») sono condotti da qualche anno in segreto dal Savannah River National Laboratory di Alken (South Carolina), un centro che appartiene al Dipartimento dell’Energia (DOE): un ministero che si occupa anche di realizzazioni militari, specie di quelle troppo «delicate» per apparire sotto la sovrintendenza del Pentagono. Tipicamente, certi esperimenti con materiale fissile e radiattivo cadono sotto la competenza del DOE.
Sembra che il progetto derivi da una proposta di Paul Crutzen, chimico olandese e Nobel 1995 per studi «sulla chimica dell’atmosfera, in particolare riguardo alla formazione e decomposizione dell’ozono», grazie ai quali è stato bandito in tutto il mondo il CFC, gas di raffreddamento dei frigoriferi, colpevole del leggendario «buco nell’ozono».
E’ dunque uno scienziato molto vicino all’industria (quando si «scoprì» il buco dell’ozono, stava scadendo il brevetto del CFC appartenente al colosso chimico canadese DuPont, della famiglia Bronfman, che stava per perderne l’esclusiva). Inoltre, Crutzen lavora tra il Max Plank Institut tedesco e Stanford, San Francisco.

Fanaticamente convinto delle colpe dell’uomo nel causare l’effetto-serra, Crutzen propose di inondare la stratosfera con grandi quantità di zolfo lanciato da Boeing 747, ciò che secondo lui avrebbe raffreddato la Terra. Silenzio sugli effetti collaterali di una simile inseminazione dell’altissima atmosfera: del resto l’umanità colpevole va punita, per salvare il mondo. C’è chi però sospetta altri scopi.
Patrick Michaels, docente di scienze ambientali all’Università della Virginia, dice che i progetti di inseminazione della stratosfera derivano dalle ricerche «degli scienziati sovietici che negli anni ‘70 cercarono di mutare il clima nel Nord della Russia, e persino di rovesciare il corso di certi fiumi».
E’ impossibile che l’apparato scientifico-militare americano abbia trascurato un simile promettente campo di guerra, una volta aperto dal nemico. Come si intuisce, tutto questo porta molto vicino al fenomeno delle «scie chimiche», rilasciate da aerei senza insegne la mattina prestissimo su USA ed Europa.
Una radio della Lousiana, KSLA News, ha fatto condurre un ennesimo esame del materiale caduto a terra da scie chimiche, trovando che conteneva alti livelli di Bario (6,8 parti per milione) e piombo (8,2 ppm), oltre che tracce di arsenico, cromo, cadmio, selenio e argento. Tutti metalli tranne uno, in genere tossici e di rado presenti in natura.
Il Louisiana Deparment of Environmental Quality ha riconosciuto che la quantità di bario è «molto insolita» (di fatto, era sei volte il livello di tossicità ammesso dall’EPA, l’Environmental Protection Agency), ma che «dimostrare la fonte» dalle scie chimiche «è un altro paio di maniche».
Un governo democratico non può volere il male dei suoi cittadini. Anche se in USA, come hanno stabilito varie audizioni del Congresso il governo USA sperimentò agenti biologici su 239 aree popolate. Altre innovazioni pensate per il vostro bene sono già in commercio.
Per esempio l’argento: noto per le sue proprietà batteriologiche fin dai tempi dei Romani, esso viene oggi aggiunto in forma di nano-particelle in calze e tute da ginnastica (come deodorante), in certi bendaggi e prodotti di pulizia per la casa.
Sulle qualità nuove, impreviste, spesso tossiche e super-attive che i metalli assumono quando finemente polverizzati in nano-particelle (un nanometro è un miliardesimo di metro) gli scienziati hanno moltiplicato gli allarmi.
Ora due ricercatori, Paul Westerhoff e Troy Benn dell’Arizona State University, hanno presentato uno studio alla American Chemical Society su un loro semplice esperimento condotto su calzini impregnati di nano-argento, e già comunemente in commercio in USA (evitano la puzza).
Lavando e rilavando i calzini, hanno appurato che essi rilasciano nano-particelle di argento che finiscono negli scarichi e infine nell’acqua di fiumi e laghi. Qui, non attaccano solo i batteri colpevoli dei cattivi odori, ma aggrediscono anche microbi benefici e pesci, interferendo in modo imprevisto, e ancora non ben studiato, nei processi biochimici della vita.
I danni per l’ambiente – ed anche per l’uomo: le nano-particelle superano la barriera delle fosse nasali che filtra i particolati meno fini, finendo nei polmoni e nel circolo, e gli effetti cancerosi dell’amianto sono dovuti allo sfarinameno in micro-particelle – possono essere imponenti, quanto più si diffonde l’uso commerciale di nano-materiali.
C’è anche il rischio che qualche Nobel proponga di disseminare nano-particelle nell’alta atmosfera, per salvarci dall’effetto-serra…
In questi ultimi anni, il traffico aereo è aumentato e di molto. Sopra i 6.500 m (20.000 piedi) di quota tutto è controllato, sotto tale quota no. Gli aerei che viaggiano al di sotto dei 6.500 possono anche non presentare un piano di volo all’ENAV, perché non è richiesto.
Tali aerei viaggiano in VFR ossia “volo a vista” quindi l’ENAV non è a conoscenza dei piani di volo (qui ho i miei forti dubbi……..). Praticamente, al di sotto di 6.500 m di quota, ognuno fa quel che vuole. Ricordo, nel film “Il Muro Di Gomma” (sulla strage di Ustica), una battuta di chi interpretava il fabbricante dei DC-9. Questi faceva un paragone rispetto al traffico di Roma dicendo :”Che gran caos che c’è nelle strade di Roma, ognuno fa quel che vuole……e lassù è un po’ la stessa cosa”. Facciamo un ragionamento semplice e logico: le scie di condensazione si possono formare al di sopra degli 8.000 m, temperatura inferiore ai 40 gradi sotto zero, umidità relativa al 70%.
Gli aerei “chimici” che noi vediamo (ricordo che si vede la forma ad occhi nudo) non volano certo sopra gli 8.000 m. A volte non volano neanche a 6.000. A volte è già tanto se arrivano ai 3.000-4.000 m. A quella quota non è possibile il verificarsi delle scie di condensazione. Ne consegue una domanda: se a tale quota non è possibile il verificarsi di scie di condensazione, che diavolo di scie sono quelle che noi vediamo e che poi si espandono fino ad “oscurare” il cielo sopra le nostre teste? Ovvio che non sono scie di condensazione. C’è poi un altro aspetto da riportare: gli aerei droni, ossia, senza piloti. Aerei che vengono guidati tramite satellite. Perché poi questi voli non sono identificati dal radar AirNav ? Forse perché sono militari e quindi hanno codici altamente criptati? Forse semplicemente perché non devono essere identificati. Il problema è che i nostri occhi identificano molto bene sia gli aerei che le scie.
Identificano molto bene il crimine che questi signori in divisa stanno compiendo sulla popolazione mondiale. Identificano molto bene quelle scie che alcuni si ostinano (in maniera interessata) a chiamare scie di condensazione e che giustificano il loro espandersi con la parola cristallizzazione dei vapori caldi emessi dai motori. Il problema è che il sottoscritto non ha visto mai una cristallizzazione che si espande, che non si scioglie (se di cristalli vogliamo proprio parlare tipo quelli dei fiocchi di neve). Controllo climatico, nuove armi, organismi geneticamente modificati, malattie all’apparato respiratorio e alla pelle di origine “sconosciuta”, mutazioni dell’organismo (Morbo di Morgellons) e chissà che altro.  Alzate gli occhi al cielo e ponetevi la domanda su cosa stanno facendo.

Luca Romalini

loading...

Archivio blog

loading...