mercoledì 10 luglio 2013

Con la cultura si mangia

Alcuni dati relativi ai principali paesi europei fanno riflettere sulle potenzialità inespresse del sistema cultura in Italia.
In Inghilterra, nonostante un patrimonio imparagonabile a quello italiano, il fatturato della cultura ammonta a circa 80 miliardi di euro (quasi il 4% del Pil nazionale) e comporta un’occupazione di circa 850.000 persone. Il successo di questa ottimizzazione deriva dall’approccio tipicamente anglosassone nella gestione manageriale e nella valorizzazione del merchandising.
In Francia, dove il peso della burocrazia non è poi così diverso dall’Italia, il patrimonio artistico-culturale produce un Pil di 80 miliardi di euro (circa il 3,5% del Pil complessivo), con un’occupazione di settore in linea con quella inglese.
In Germania, paese che almeno limitatamente a certe aree deve costruire il patrimonio ex novoinvestendo sull’arte contemporanea, la cultura fattura 70 miliardi di euro (circa il 2,5 % del Pil), con un’occupazione che supera il milione di persone.

L’Italia, come in altri settori, purtroppo è fanalino di coda con un fatturato di 36 miliardi di euro (circa il 2% del Pil nazionale) e un’occupazione di circa 450.000 persone. Se pensiamo al fatto che l’Italia annovera 3.400 musei e più di 2.000 siti archeologici, questo dato, se confrontato con quelli degli altri grandi paesi europei, è sconfortante.
Come invertire rotta? È necessario ripensare e modernizzare le strutture, puntare sulla rete per richiamare visitatori dall’Italia e dall’estero, cercare forme di interazione con i privati (ad esempio nella valorizzazione del brand dei musei e nella definizione di strategie di fund raising), puntare sul turismo culturale e ridurre il peso della burocrazia. Investire in cultura non è mera spesa pubblica, bensì indifferibile investimento produttivo.

Fonte: dati tratti da “Il Sole 24 Ore”
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