lunedì 16 giugno 2014

L’elite globalista incontra ostacoli imprevisti nel suo progetto di dominio mondiale

Di Luciano Lago
Il progetto di dominio mondiale teorizzato dagli strateghi neocon (1) di Washington ha trovato nell’ultimo periodo alcuni ostacoli imprevisti che rischiano di insidiare il sogno del nuovo ordine mondiale tenacemente perseguito dall’elite mondialista.

La strategia elaborata negli anni ’90 e messa in atto in Medio Oriente da Washington e Tel Aviv, sostanzialmente aveva come obiettivi 1)-Il rovesciamento dei regimi ostili agli interessi degli americani e di Israele, alcuni mediante intervento diretto (Iraq, Libano, Libia, Afghanistan) altri mediante sobillazione ed infiltrazione di mercenari ed agenti provocatori (Siria,Tunisia, Sudan, Yemen ). 2)- La destabilizzazione dei paesi più forti del mondo arabo islamico mediante la esasperazione dei conflitti religiosi, confessionali ed etnici in modo da arrivare ad una scomposizione delle nazioni come l’Iraq, la Siria e un domani l’Iran. Questo per rendere Israele arbitro assoluto del M.O. e potenza militare predominante nell’area ed ottenere il controllo degli Stati Uniti sull’area delle maggiori risorse energetiche mondiali.
Gli strateghi americani e sionisti non avevano previsto la forte resistenza incontrata dal popolo e dall’Esercito Arabo Siriano ed il sostegno che questi ha ricevuto da Hezbollah, Iran e l’appoggio determinante della Russia. Grazie a questa forte resistenza i siriani hanno mandato a monte la creazione di Siria uno stato islamico d’ispirazione saudita e la possibile suddivisione del paese tra una parte sunnita, una in mano ai curdi ed una terza quale zona cuscinetto ai confini di Israele. Un progetto chiaramente fallito nonostante i milioni di dollari profusi da USA Francia, Regno Unito, ed Arabia Saudita, nell’aiuto alle organizzazioni dei ribelli, le centinaia di tonnellate di armamenti inviati e i circa 180.000 mercenari stranieri (molti addestrati dalla CIA) fatti infiltrare nel paese attraverso Turchia e Giordania.
Il popolo siriano si è pronunciato nelle ultime elezioni presidenziali, accorrendo in massa ai seggi, nonostante i tentativi occidentali di ostacolare e scoraggiarne l’afflusso, rieleggendo con un plebiscito il presidente Bashar al-Assad alla Presidenza dello Stato Arabo Siriano.
La massiccia propaganda mediatica fatta dai media occidentali e da quelli filo sauditi e del Qatar per deformare gli avvenimenti, non ha potuto nascondere alla fine, dopo tre anni di guerra, la realtà del conflitto caratterizzato dall’aggressione contro la Siria patrocinata dalle potenze occidentali con la complicità di sauditi e governo turco (una realtà ben diversa dalla presunta guerra civile descritta dai media occidentali).
Un effetto del conflitto siriano è stata l’espansione del terrorismo anche al Libano ed all’Iraq, con sviluppi imprevisti in questi ultimi giorni quando le formazioni terroriste, EIL, provenienti dalla Siria e legate ad Al Qaeda, dopo mesi di attacchi terroristici, hanno preso piede in Iraq espugnando le roccaforti irachene ed impadronendosi di Falluja e di Mosul, la seconda città del paese. Da notare che i terroristi che stanno operando in Iraq oggi utilizzano le stesse armi che gli sono state fornite dai paesi occidentali per rovesciare il regime di al- Assad.
Per non parlare di come l’intervento occidentale ha ridotto la Libia, da paese prospero e stabile, in una terra di nessuno dove hanno buon gioco bande terroriste e signori della guerra a combattersi in campo aperto per il predominio nel paese.
Questi i fantastici successi delle operazioni umanitarie fatte da USA e NATO nei paesi dove sono intervenuti per “ristabilire la democrazia”.
Tutto questo non ha giovato al prestigio della politica americana in Medio Oriente ed in ogni parte del Mondo: tutti i paesi hanno compreso che l’atteggiamento bellicista ed aggressivo degli USA può prima o poi può rivolgersi contro il proprio stato e la propria nazione quando ci sono in gioco interessi economici e strategici. Una lezione che hanno iniziato a capire anche i paesi emergenti dall’Asia all’America Latina, molti dei quali si stanno organizzando in modo autonomo (vedi alleanza del gruppo Alba in America Latina).
L’altro grande passo falso che gli strateghi statunitensi hanno commesso, sottovalutando le reazioni della Russia, è avvenuto in Europa, precisamente in Ucraina, un paese dagli equilibri delicati.
La crisi in Ucraina con l’intervento, neanche tanto sotterraneo di Stati Uniti, Unione Europea e NATO, per favorire un golpe nel paese con il rovesciamento di un governo legittimo, per installare un governo fantoccio con a capo un banchiere, legato a Washington e ai potentati finanziari e mondialisti, per attirare il paese nell’orbita occidentale e sfruttarne le potenziali risorse e la posizione strategica in funzione anti russa. Questo ha determinato un forte reazione russa con l’annessione della Crimea, a seguito di referendum tra la popolazione, prima di una possibile presa di possesso delle forze filo USA e NATO della penisola, con estromissione dei russi dalla base di Sebastopoli. Gli americani avevano già pronto il piano per entrare con una flotta nel Mar Nero e prendere sotto i loro controllo le basi ma, ingenuamente, avevano sottostimato la prontezza di reazione di Putin che ha scompaginato i loro piani. Attualmente il nuovo governo di Kiev, appoggiato dalla NATO e con l’ausilio di mercenari USA, sta conducendo una operazione punitiva contro le province filorusse ribelli dell’Est del paese, con tanto di bombardamento sulle aere civili e massacro di persone inermi. Anche in questo caso, il massiccio ricorso alla manipolazione mediatica, potrà soltanto per poco mascherare la realtà di quello che sta accadendo ed una possibile accusa di crimini contro l’umanità si profila contro i dirigenti del governo fantoccio di Kiev ed emergeranno le responsabilità di chi lo appoggia (Stati Uniti e Unione Europea).
Nella Russia di Putin gli americani ed i loro servili alleati dell’Unione Europea, hanno trovato non soltanto un ostacolo ma qualche cosa di più. Vladimir Putin ha dimostrato di aver compreso molto bene che l’avanzata occidentale in Ucraina, cui fa da corollario il dispiegamento di basi e forze militari nei paesi dell’Est Europa dal Baltico alla Bulgaria, non è limitata soltanto al livello militare ed economico, si tratta di una aggressione contro l’integrità dello stato russo, la identificazione di questo con la tradizione spirituale e culturale della Grande Madre Russia, la sua connotazione identitaria, il suo rifiuto del progetto mondialista e delle sue implicazioni con la negazione dei valori tradizionali, la famiglia, la spiritualità, i valori etici, la tradizione cristiana e ortodossa della Chiesa russa. Tutti valori che in Occidente e nell’unione Europea si vogliono sostituire con il relativismo morale, con la legalizzazione dei matrimoni gay, con la liberalizzazione totale dell’aborto, con l’eutanasia libera (applicata anche ai bambini come in Belgio) con il feticcio della società aperta e multiculturale.
Le forze mondialiste non possono tollerare un Putin che fa dei discorsi pubblici come quello tenuto a Valdai ed in altre occasioni, ove lo stesso Putin, riferendosi all’Occidente ha testualmente dichiarato: “ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica senza ritorno, ma nello stesso tempo non ci ispiriamo al liberalismo occidentalista. […]. Una neo-barbarie morale bussa alle porte e vuol distruggere le Patrie mediante la depravazione morale, soprattutto la parificazione della famiglia tradizionale e naturale con le coppie omosessuali, la perdita di fede in Dio e la credenza in satana. Occorre difendere i valori naturali e tradizionali. […]. Ogni Stato deve avere forze militari, tecnologiche ed economiche, ma quel che conta soprattutto è la forza morale, intellettuale e spirituale dei suoi cittadini. Il tragico passato dell’Urss è stato dovuto soprattutto alla mancanza di valori morali e spirituali. […]. Bisogna tornare alla mentalità della responsabilità verso se stessi, verso la società e il diritto; se non sapremo uscire dalla attuale crisi morale e spirituale non ci risolleveremo”.
Questo spiega la strategia aggressiva delle forze mondialiste contro il governo di Putin, un governo che legifera a favore della famiglia, contro le unioni omosessuali, per l’incremento della natalità, contro l’aborto e la pornografia libera. Questo non gli viene perdonato e si scatenano contro di lui le varie organizzazioni finanziate dai vari Soros, come le Femen, con le manifestazioni di protesta sobillate a Mosca, dove più della metà dei partecipanti sono agenti della CIA e delle varie ONG finanziate dall’Occidente che manifestano con il pretesto di “violazione dei diritti umani” ed atre amenità, accusando Putin di essere un tiranno ma dimenticandosi che questi ha ottenuto l’appoggio alla sua politica dalla stragrande maggioranza dei cittadini russi anche grazie ad uno sviluppo economico del paese che non ha precedenti negli ultimi 30 anni e che ha notevolmente migliorato il livello di vita dei cittadini.
Putin è in questo momento il principale ostacolo al progetto del NWO, visto che è la Russia il paese che appoggia l’asse della resistenza in Medio Oriente (Siria –Iran- Hezbollah) e che, assieme alla Cina, sostiene i paesi che cercano di affrancarsi dal dominio economico, militare e finanziario degli Stati Uniti e dell’Occidente in Asia come in America Latina.
Ci saranno altri tentativi, oltre quello di infiltrazione dall’interno, per abbattere l’ostacolo e possiamo essere sicuri che i mondialisti non risparmieranno qualsiasi operazione, anche la più spregiudicata, con il reale rischio di un conflitto nucleare, pur di abbattere l’ostacolo oggi rappresentato da Vladimir Putin.


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